Come prepararsi ad un breve trekking in africa
Ovvero il cibo e l’orientamento.
Quando vado a farmi un giro sulle alpi la cosa si risolve in modo molto semplice, entro in una libreria mi cerco una cartina IGC 1:25000 e magari, se la trovo, una guida dei sentieri, poi passo in panetteria e mi compro da mangiare. Venti minuti e la logistica della mia gita è risolta.
Supponiamo di essere in Madagascar, supponiamo che non mi fidi delle guide, e che le barrette che mi son portato dall’Italia “per emergenza” decida di conservarmele per emergenza.
Per il cibo è abbastanza semplice. La frutta la si trova più o meno ovunque ci sia un villaggio, per il resto è meglio attrezzarsi in una cittadina di medie dimensioni, nel nostro caso Belo Sur.
Nelle ferramente/alimentari troverete: biscotti confezionati di vario tipo, carne e tonno in scatola e gli immancabili formaggini “la vache qui rit”, che in Africa sono un’istituzione quasi al pari della cocacola. L’uso dei coloranti per i prodotti destinati al mercato africano è creativo, per cui spesso i cibi hanno aspetto bizzarro, le multinazionali sono però le stesse nostre e non penso che i prodotti siano tanto più tossici di quelli che si trovano nei supermercati italiani.
Personalmente il problema l’ho risolto con una scorta di dolci freschi da bancarella, che spaziavano dalla torta, al similcastagnaccio per arrivare al pluncake .
L’orientamento è un po’ più complesso.
Andate su googlemap, cercate il Madagascar ed ingrandite fino alla massima risoluzione. Quello che ne esce è buono per capire dove sono le città ma non per orientarsi durante una passeggiata.
Andate in una libreria specializzata in viaggi a Torino, non troverete nulla di meglio, provate allora nella migliore libreria della capitale Antanarivo, peggio che mai.
Non è che non esistano delle mappe accurate, ne ho visti riportati dei pezzi in resoconti di spedizioni, è che è molto difficile trovarle. Avendo buoni contatti con le compagnie minerarie o pianificando una spedizione esplorativa con le autorità locali è probabile che ottenere una buona cartografia, ma il turista da strapazzo deve farne a meno.
Anche avendo delle mappe la situazione non migliora, siete nella giungla, si vede a 20 metri, si ha da essere molto bravi ad orientarsi perché mancano completamente i punti di riferimento. Tutta questa manfrina converge su un punto, se volete essere sicuri di tornare alla vostra tenda senza l’ausilio delle guide vi serve un gps. Ma non uno qualsiasi perché il mio, un vecchio etrex, era come se fosse morto. La giungla africana infatti non è molto fitta a terra ma lo diventa a 20 metri dal suolo. Per cui se non avete un gps come quello del dr. Iacco, ad alta sensibilità, col cavolo che riuscite a ricevere i satelliti.
Ovvero il cibo e l’orientamento.
Quando vado a farmi un giro sulle alpi la cosa si risolve in modo molto semplice, entro in una libreria mi cerco una cartina IGC 1:25000 e magari, se la trovo, una guida dei sentieri, poi passo in panetteria e mi compro da mangiare. Venti minuti e la logistica della mia gita è risolta.
Supponiamo di essere in Madagascar, supponiamo che non mi fidi delle guide, e che le barrette che mi son portato dall’Italia “per emergenza” decida di conservarmele per emergenza.
Per il cibo è abbastanza semplice. La frutta la si trova più o meno ovunque ci sia un villaggio, per il resto è meglio attrezzarsi in una cittadina di medie dimensioni, nel nostro caso Belo Sur.
Nelle ferramente/alimentari troverete: biscotti confezionati di vario tipo, carne e tonno in scatola e gli immancabili formaggini “la vache qui rit”, che in Africa sono un’istituzione quasi al pari della cocacola. L’uso dei coloranti per i prodotti destinati al mercato africano è creativo, per cui spesso i cibi hanno aspetto bizzarro, le multinazionali sono però le stesse nostre e non penso che i prodotti siano tanto più tossici di quelli che si trovano nei supermercati italiani.
Personalmente il problema l’ho risolto con una scorta di dolci freschi da bancarella, che spaziavano dalla torta, al similcastagnaccio per arrivare al pluncake .
L’orientamento è un po’ più complesso.
Andate su googlemap, cercate il Madagascar ed ingrandite fino alla massima risoluzione. Quello che ne esce è buono per capire dove sono le città ma non per orientarsi durante una passeggiata.
Andate in una libreria specializzata in viaggi a Torino, non troverete nulla di meglio, provate allora nella migliore libreria della capitale Antanarivo, peggio che mai.
Non è che non esistano delle mappe accurate, ne ho visti riportati dei pezzi in resoconti di spedizioni, è che è molto difficile trovarle. Avendo buoni contatti con le compagnie minerarie o pianificando una spedizione esplorativa con le autorità locali è probabile che ottenere una buona cartografia, ma il turista da strapazzo deve farne a meno.
Anche avendo delle mappe la situazione non migliora, siete nella giungla, si vede a 20 metri, si ha da essere molto bravi ad orientarsi perché mancano completamente i punti di riferimento. Tutta questa manfrina converge su un punto, se volete essere sicuri di tornare alla vostra tenda senza l’ausilio delle guide vi serve un gps. Ma non uno qualsiasi perché il mio, un vecchio etrex, era come se fosse morto. La giungla africana infatti non è molto fitta a terra ma lo diventa a 20 metri dal suolo. Per cui se non avete un gps come quello del dr. Iacco, ad alta sensibilità, col cavolo che riuscite a ricevere i satelliti.