Recensione Nord

Jomar è un uomo disadattato sui 30 anni che trascorre le sue giornate vendendo skipass in un centro sciistico e bevendo alcool sullo sfondo di un anonimo paesaggio invernale in Norvegia. Un giorno va a trovarlo un vecchio amico il quale rivela a Jomar che ha un figlio di 4 anni che vive nell'estremo nord del Paese.
Il protagonista soffre di attachi di panico e non si sente in grado di viaggiare per andare a vedere il bambino, finchè un incendio casuale scoppiato nell' abitazione lo spinge a prendere la motoslitta e a partire. Da qui inizia il suo viaggio strambo attraverso le inospitali lande nevose per raggiungere il figlio che non ha mai conosciuto, portandosi dietro come unica provvista qualche litro di alcool.

Molto funzionale per poco più di un'ora di relax.
Facilmente reperibile in streaming.

Regia: Rune Denstad Langlo
Anno:2009
 

Allegati

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Chiedo scusa, ma sono impegnato a battermi per le mie idee ed ideali.
 
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Orsù, che non è il realismo il punto forte del film. Penso che al regista non interessasse fare un documentario antropologico :biggrin:
 
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In effetti è possibile che vivendo in quei posti tu possa averlo interpretato in maniera diversa. A me è parso parecchio stralunato e assurdo. Ci sono quei film che non ti danno necessariamento chissà quale insegnamento monumentale nè ti regalano delle verità celestiali, creano semplicemente una realtà a parte bizzarra ma che al suo interno ha una coerenza, un non sense logico.
Del film mi è piaciuto anche il fatto che i caratteri che lo popolano siano personaggi che vivono ai margini del mondo ma che cionostante sono centrali per la transizione del protagonista, gli lasciano tutti qualcosa che gli servirà per arrivare alla meta.

Nella realtà, poi,di persone strane a guardare bene ve ne sono davvero molte e ammetto che mi piace seguire anche dal vivo le follie di qualcuno di loro :lol:
 
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Visto. Mi piacciono le situazioni assurde che si creano, e il modo di reagire un pò passivo e un pò impaurito del protagonista, che aggiunge quell'ingrediente Pulp che non guasta mai. E' interessante anche il suo aspetto depressivo e alcolizzato, che con uno stimolo (sapere di avere un figlio di 4 anni) affronta, e, di fatto, supera le proprie ansie. Ciò che ci vuole a chi è depresso (e ha fatto un percorso di terapia come lui) è proprio uno stimolo per affrontarsi (non andava più in sci da anni e per via dello stimolo, ha ripreso a farlo, s'è anche lanciato dal tetto e ha sorriso per l'unica volta in tutto il film).

I personaggi che incontra sono interessanti e non tremendamente scontati; la scontatezza è quasi "scontata" in un film on-the-road, eppure i personaggi sono abbastanza originali (apparte il vecchio... che però comunque si autocongeda con un'idea registica molto originale).

A tratti il nostro protagonista ricorda un pò la spregiudicatezza criminale dei Riders americani, come quando usa in modo violento e menefreghista il capannone fino a bruciarlo e a scappare nella notte, o come quando ruba l'attrezzatura a quel tizio che gli spara col fucile; lì devo dire che mi ricorda un pò l'Alaska: tutti cacciatori, armati e "di destra"... con un senso di impunità dato proprio dal fatto di vivere in mezzo al nulla, della serie che sparano ad un tizio e lo lasciano crepare nella neve, tanto sentono che nessuno li arresterà mai per questo.

Per il resto è un film corto, girato probabilmente con due lire e con molta voglia di autoraccontarsi, di raccontare com'è la vita in certi posti del mondo. Con un'altro quarto d'ora avrebbero potuto raccontare di come incontrava la sua bella (della quale sentiamo solo la voce) ma forse non avevano i soldi per pagare un'altra attrice, e sarebbe durato come un film "standard".

Mi piacerebbe chiedergli come hanno convinto l'esercito a prestargli i carri armati per girare la scena coi soldati :) ...anche lì molto umani e realisti (fumano assieme...).
 
(apparte il vecchio... che però comunque si autocongeda con un'idea registica molto originale)

Una scena da Oscar :rofl:


Con un'altro quarto d'ora avrebbero potuto raccontare di come incontrava la sua bella (della quale sentiamo solo la voce) ma forse non avevano i soldi per pagare un'altra attrice, e sarebbe durato come un film "standard".

Per necessità o per scelta, la fine l'ho trovata perfetta così.
E' giunto dove doveva giungere, il resto è un'altra storia.

Comunque, bella recensione la tua.
 
Mi spiace essere duro, ma qui apprezzo molto la natura e non riesco fare altrettanto con la mentalità ed i profili psicologici di chi ci vive. :(

Ciao Ivan, approfondisci un pò di più il concetto, mi interessano molto gli approcci psicologici dei vari popoli con la vita... tu cosa hai notato che ti da fastidio?
Grazie
ciao
Francesco
 
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Sarò telegrafico:

Oltre alla tipologia di trogloditismo raffigurato nel film, non sopporto la paura, la mediocrità cammuffata dalla parola LAGOM, la mancanza di curiosità (Correlato alla paura) e la incapacità di condividere sentimenti o addirittura di provarli. Tanti sono già morti ma ancora non lo sanno.
In ultimo l arroganza spalleggiata dal nazionalismo estremo nel quale i francesi ne uscirebbero impalliditi.

Ho descritto bene? Adesso il film lo riuscite a leggere in un altra ottica.?

Se mi chiedete le possibili cause di una tal mentalità, vi risponderò altrettanto telegraficamente : isolamento e assistenzialismo. Gli hanno insegnato a non pensare... Come? Coi soldi.... Il II oppio dei popoli dopo l oppio vero. Io preferisco il primo :)

Noto molta differenza della generazione anziani e quella post assistenzialismo. Due popoli diversi. Ma ora le risorse sono finite... E comincia un inesorabile e lento declino esaltato dalla crisi economica.


A prestoooo


CHIARISSIMO!
Grazie :)
 
Adesso il film lo riuscite a leggere in un altra ottica.?

Assolutamente no. Non pretenderei così tanto da un film. Un regista non deve per forza essere un fedele e abile narratore delle miserie e nobiltà della propria terra, egli può anche prendere un pezzo della propria vita o della vita di qualcuno appena conosciuto in treno e ricamarci sopra. E per me non avrebbe minor dignità la sua opera. Quei "deve" e "dovrebbe" non hanno nulla a che fare con l soggettività di un'artista e non devono affatto influenzarlo. Il lavoro di descrivere con lucidità e nei dettagli una società e un popolo lasciamolo ai sociologi e antropologi. Ci sono anche bravi registi che sono riusciti a farlo, ma non è un obbligo e neppure sta nelle capacità di tutti.
Ai registi 'minori' concediamo di narrare una visione propria, meschina, gioiosa, deprimente, arbitraria , ma lasciamogli la libertà di sviluppare una fantasia intima a proprio piacimento senza sentirsi addosso il fiato dei compaesani che sentono l'esigenza di far conoscere agli altri stati le questioni spinose del proprio Paese.
 
Io me lo sono visto qualche tempo fa, ed ero rimasto un po' deluso ( oddio, partivo da aspettative altine, Into the wild, per capirci). La trama mi aveva convinto poco, però i paesaggi mi sono davvero piaciuti.
Mi è saputa bella la colonna sonora, che purtroppo non riesco a trovare ( se non su iTunes).
 
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