Dati
Data: 12.2010
Regione e provincia: Marche, Mc, Comune di San Severino Marche
Tempo di percorrenza: 4-6 ore tranquille, comprese le foto.
Chilometri: una quindicina
Grado di difficoltà: E
Periodo consigliato: Primavera, Autunno
Segnaletica: in parte sentiero Francescano, tutta strada bianca.
Accesso stradale: paese di Chigiano
Descrizione
Val Diola Mc.
Si va in montagna, spesso ci sembra che essa sia fatta solamente di vette e cime, mulattiere e sentieri, rupi e profonde valli scoscese.
Chi invece vuole immergersi semplicemente nella Natura, quella viva, fatta di lavoro nei campi, fatta di pascoli e animali allo stato brado, quella calda ed accogliente che per millenni ha dato possibilità di sostentamento a chi la abita allora, più che la Vera Montagna, deve cercare qualche posto isolato dalle strade maestre, dalle città e dai paesotti, deve cercare in mezzo alle morbide valli costellate di campi e fienili, casolari e strade bianche.
Per queste, non c’è bisogno di allontanarsi tanto, qui nelle Marche, basta fare qualche decina di chilometri e si scopre ancora un’Italia che vive di Natura, di Boschi e Campi.
Che suda il latte delle vacche e che si nutre dei prodotti che riesce a “rubare” alla terra.
Vedere che ancora qualche isolata e sparuta casa immersa nel verde, ancora emana il fumo dal camino sul tetto e sparge un forte profumo di legna arsa, fa un certo effetto a chi, come me, seppure in una cittadina di quarantamila abitanti, abita e lavora a contatto con una società già frenetica, fatta di centri, supermercati, traffico e luminarie natalizie sempre accese, alla faccia del risparmio energetico.
Una di queste Valli, l’ho scoperta pochi giorni fa, percorrendo alcune stradine di campagna attorno al Monte San Vicino con la moto, mezzo che uso per farmi delle avanscoperte e rilassarmi qualche oretta in compagnia del mio destriero; giuro, senza andare per prati, sentieri e senza marmitte casiniste.
Questa Valle si chiama Val Diola.
Una insenatura tra le colline solcata da un rigagnolo d’acqua e da una strada bianca; questa accompagnata e protetta da decine e decine di querce enormi e lussuriose.
Al centro di questo avvallamento, ci stanno alcuni ettari di prato, terreno adibito al pascolo di grandi vacche bianche come il latte che ne sgorga.
Una di quelle Valli che ispirano i Poeti, dove alcuni casolari, quasi tutti ormai disabitati ma antichi, fanno capire che si tratti di una Valle un tempo molto Viva.
Non è un caso che qui passi una delle Vie Francescane, quella che da Loreto giunge lentamente ad Assisi.
Nel bel mezzo della stradina di fondo valle, c’è un vecchio cancello arancio, ormai sempre aperto da una vita ma è lì, con le sue scure colonne di pietra e l’inferriata ormai assiedata dalle erbe, a lato c’è un bel cartello con su scritto che è vietato il transito…considerando la mole delle jeep dei cacciatori di cinghiali, sembra che stia lì senza sapere perché.
Si lascia l’auto nei pressi del cancello (N43 17.756 E13 07.021), dove inizia il primo grande prato, appena passata una biforcazione e vicino una “edicola” della Via Cristiana.
Camminare sulla stradina che sale tranquilla, ammirando le grandi querce ancora gialle del fogliame autunnale, fa sentirci in pace col mondo, anche nei confronti dei cacciatori; le nuvole intanto si divertono a rincorrersi nel blu intenso del cielo.
Camminando, si incontrano un paio di siti che sono stati teatro di morte nel periodo della grande guerra, i nomi dei Partigiani trucidati stanno lì a ricordarci che le loro morti non cadano nel vuoto.
Si arriva ad un incrocio dove ci sono tre case che sono abitate da una famiglia che gestisce l’allevamento all’aperto delle bianche mucche. (N43 17.346 E13 06.068)
Qui si scende sulla carrareccia di sinistra, dietro la casa e si continua sulla Via Francescana fino ad arrivare giù, nel centro del prato in basso nella Valle. Qui c’è anche un abbeveratoio con due cavalli che ci danno il benvenuto. (N43 16.874 E13 05.895)
Oltre le case, attraversiamo il prato e si risale la vallata sulla strada che si inoltra nel bosco dall’altra parte. Non sale mai ripida, ma morbida e diritta, in mezzo a roverelle e arbusti fino a svalicare sui Prati di Gagliole (N43 15.796 E13 05.229).
Si sale il pendio di destra percorrendo la carrareccia che ci ricondurrà all’auto facendo un ampio giro ma non lunghissimo ne faticoso e tenendo la destra all’incrocio dopo i laghetti, si accorcia un pochino evitando però un bel pratone.
Alla sommità di questo pendio, si incroceranno due laghi da abbeverata, (N43 16.361 E13 05.149) sono piccolini, una decina di metri di diametro ma se ne stanno in una stupenda terrazza naturale dal dove si ammira tutta la Val Diola, le sua colline e in lontananza il mare.
foto: Picasa Web Albums - quotealte - val Diola 12....
Data: 12.2010
Regione e provincia: Marche, Mc, Comune di San Severino Marche
Tempo di percorrenza: 4-6 ore tranquille, comprese le foto.
Chilometri: una quindicina
Grado di difficoltà: E
Periodo consigliato: Primavera, Autunno
Segnaletica: in parte sentiero Francescano, tutta strada bianca.
Accesso stradale: paese di Chigiano
Descrizione
Val Diola Mc.
Si va in montagna, spesso ci sembra che essa sia fatta solamente di vette e cime, mulattiere e sentieri, rupi e profonde valli scoscese.
Chi invece vuole immergersi semplicemente nella Natura, quella viva, fatta di lavoro nei campi, fatta di pascoli e animali allo stato brado, quella calda ed accogliente che per millenni ha dato possibilità di sostentamento a chi la abita allora, più che la Vera Montagna, deve cercare qualche posto isolato dalle strade maestre, dalle città e dai paesotti, deve cercare in mezzo alle morbide valli costellate di campi e fienili, casolari e strade bianche.
Per queste, non c’è bisogno di allontanarsi tanto, qui nelle Marche, basta fare qualche decina di chilometri e si scopre ancora un’Italia che vive di Natura, di Boschi e Campi.
Che suda il latte delle vacche e che si nutre dei prodotti che riesce a “rubare” alla terra.
Vedere che ancora qualche isolata e sparuta casa immersa nel verde, ancora emana il fumo dal camino sul tetto e sparge un forte profumo di legna arsa, fa un certo effetto a chi, come me, seppure in una cittadina di quarantamila abitanti, abita e lavora a contatto con una società già frenetica, fatta di centri, supermercati, traffico e luminarie natalizie sempre accese, alla faccia del risparmio energetico.
Una di queste Valli, l’ho scoperta pochi giorni fa, percorrendo alcune stradine di campagna attorno al Monte San Vicino con la moto, mezzo che uso per farmi delle avanscoperte e rilassarmi qualche oretta in compagnia del mio destriero; giuro, senza andare per prati, sentieri e senza marmitte casiniste.
Questa Valle si chiama Val Diola.
Una insenatura tra le colline solcata da un rigagnolo d’acqua e da una strada bianca; questa accompagnata e protetta da decine e decine di querce enormi e lussuriose.
Al centro di questo avvallamento, ci stanno alcuni ettari di prato, terreno adibito al pascolo di grandi vacche bianche come il latte che ne sgorga.
Una di quelle Valli che ispirano i Poeti, dove alcuni casolari, quasi tutti ormai disabitati ma antichi, fanno capire che si tratti di una Valle un tempo molto Viva.
Non è un caso che qui passi una delle Vie Francescane, quella che da Loreto giunge lentamente ad Assisi.
Nel bel mezzo della stradina di fondo valle, c’è un vecchio cancello arancio, ormai sempre aperto da una vita ma è lì, con le sue scure colonne di pietra e l’inferriata ormai assiedata dalle erbe, a lato c’è un bel cartello con su scritto che è vietato il transito…considerando la mole delle jeep dei cacciatori di cinghiali, sembra che stia lì senza sapere perché.
Si lascia l’auto nei pressi del cancello (N43 17.756 E13 07.021), dove inizia il primo grande prato, appena passata una biforcazione e vicino una “edicola” della Via Cristiana.
Camminare sulla stradina che sale tranquilla, ammirando le grandi querce ancora gialle del fogliame autunnale, fa sentirci in pace col mondo, anche nei confronti dei cacciatori; le nuvole intanto si divertono a rincorrersi nel blu intenso del cielo.
Camminando, si incontrano un paio di siti che sono stati teatro di morte nel periodo della grande guerra, i nomi dei Partigiani trucidati stanno lì a ricordarci che le loro morti non cadano nel vuoto.
Si arriva ad un incrocio dove ci sono tre case che sono abitate da una famiglia che gestisce l’allevamento all’aperto delle bianche mucche. (N43 17.346 E13 06.068)
Qui si scende sulla carrareccia di sinistra, dietro la casa e si continua sulla Via Francescana fino ad arrivare giù, nel centro del prato in basso nella Valle. Qui c’è anche un abbeveratoio con due cavalli che ci danno il benvenuto. (N43 16.874 E13 05.895)
Oltre le case, attraversiamo il prato e si risale la vallata sulla strada che si inoltra nel bosco dall’altra parte. Non sale mai ripida, ma morbida e diritta, in mezzo a roverelle e arbusti fino a svalicare sui Prati di Gagliole (N43 15.796 E13 05.229).
Si sale il pendio di destra percorrendo la carrareccia che ci ricondurrà all’auto facendo un ampio giro ma non lunghissimo ne faticoso e tenendo la destra all’incrocio dopo i laghetti, si accorcia un pochino evitando però un bel pratone.
Alla sommità di questo pendio, si incroceranno due laghi da abbeverata, (N43 16.361 E13 05.149) sono piccolini, una decina di metri di diametro ma se ne stanno in una stupenda terrazza naturale dal dove si ammira tutta la Val Diola, le sua colline e in lontananza il mare.
foto: Picasa Web Albums - quotealte - val Diola 12....
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