La questione non è di lana caprina come potrebbe apparire.
Se il VHF lo puoi portare e ascoltare liberamente, da un lato non hai le ansie carbonare che avresti a portare una cosa con l'antenna nascosta nello zaino e la batteria staccata, manco ti stesso facendo uno spinello per ascoltare un po' di gente che dice le solite cazzate sulle frequenze radioamatoriali e dall'altro, che è importante, dando "frequentemente" un'ascoltata a quello che puoi prendere attorno a te ti rendi conto se hai collegamento oppure no, ti fai un'idea della validità dello strumento per i tuoi fini.
Nelle "mie" montagne (ne posso esibire il certificato di proprietà

) io ormai so dove prendo cosa, senza neanche più bisogno di accendere la radio. Vedo che,
quasi un po' dappertutto, qualche ripetitore piglio di sicuro. Ci sono zone d'ombra qui e là, ma mi pare siano più le eccezioni che la regola. Ma lo posso dire perché ho potuto ascoltare, senza tanti patemi.
Se avessi avuto la radio nel fondo dello zaino, disassemblata, da tirare fuori solo nel momento del bisogno, non potrei veramente rendermi conto della sua utilità al momento del bisogno.
E questo lo posso dire su Lepini, Lucretili e Simbruini. Sui grandi gruppi appenninici (Gran Sasso, Velino, Majella) la situazione potrebbe essere radicalmente diversa. Potrei scoprire che, nelle valli interne, sono completamente in ombra anche rispetto ai ripetitori radioamatoriali, e magari decidere di acquistare, per stare tranquillo o far stare tranquillo chi sta a casa, un DeLorme InReach, uno Spot, una "boa satellitare" ecc.
Più acquisto "esperienza" con il bibanda e meno ho bisogno di tenerlo acceso. Domani, se Giove pluvio collabora, vado sul Pellecchia, ho il Monte Gennaro davanti, che è pieno di ripetitori, e so che in tutta l'escursione il ripetitore VHF di Monte Gennaro lo piglio sicuro. Verosimilmente domani il bibanda neanche lo accenderò. Ma lo posso sapere perché ci sono stato, ho toccato con mano.
Se uno tiene il bibanda seppellito nello zaino poi, quando viene il momento della necessità, si scorda di averlo o non sa neanche come usarlo.
Quindi secondo me la questione non è tanto "speciosa", ha la sua importanza per la sicurezza in montagna.
Il radioamatore medio, secondo me, in modo più o meno conscio, crede/sente/spera di avere una sorta di
status particolare, speciale, e di questo status, per ragioni a me ignote, va orgoglioso, e in qualche modo gli dà fastidio che chiunque, ma proprio chiunque, possa comprarsi un Baofeng e ascoltare le "straordinarie banalità" (che è un ossimoro, lo so) che viaggiano sulle frequenze radioamatoriali, come se scambiarsi via radio "qui c'è il sole" e "ti ricevo bene" rappresenti chissà quale conseguimento esistenziale. Alla fine le comunicazioni radioamatoriali dovrebbero servire ad uno scopo, non a fare sentire speciali e privilegiate una piccola categoria di persone.
Con tutto ciò, domani userò il PMR sintonizzato sul canale 8/16 della Rete Radio Montana come al solito molto di più del bibanda e dopo l'escursione andrò a Monterotondo a sentire la conferenza alla sede del CAI sull'uso delle comunicazioni radio in montagna e sulla loro importanza per la sicurezza.
Sempre che doman mattina non mi accolga con la piova perché in quel caso me ne sto fra le mie quattro mura.