- Parchi della Lombardia
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- Parco Regionale della Valle del Lambro
Parco di Monza: seconda presentazione - camminate e colori autunnali.
Secondo racconto per focalizzare la bellezza del Parco di Monza.
Essendo un pantofolaio , sfrutto l'occasione che ogni lunedì e giovedì di ogni singola settimana all'anno il sottoscritto compie le sue belle camminate nelle ore pomeridiane all'interno di queste due meravigliose strutture che abbiamo nella nostra realtà.
Oggi è il pomeriggio del giorno 22 settembre 2014 ore 13. 45 minuti.
Inizio della camminata in senso antiorario con tanto di contapassi perfetto nella misurazione dei Km .
Totale passi fatti 22.934 con corrispettivi Km. 18 e 495 metri.
Ritorno : ore 17.30
Percorso tutto in piano.
Entrata: cancelletto zona Vedano Al Lambro – Viale Cesare Battisti.
Uscita: porta centrale Vedano Al Lambro
Inizio il cammino nello stesso percorso della prima camminata fino al Ponte delle Catene.
Direzione Villasanta - San Giorgio – Vedano Al Lambro
Inizio del percorso all' interno del Ex Ippodromo.
Venne inaugurato nel 1924, il progetto era dell'architetto Paolo Vietti Violi, che aveva anche diretto i lavori di costruzione, durati due anni. Disponeva di due piste da corsa (lunghe l'una 1.800 metri, l'altra 2.200) e di due tribune da 1.500 posti, anch'esse progettate da Vietti Violi in uno stile Liberty informale ma estremamente elegante. Furono realizzate in legno, sul modello degli ippodromi tipici della Belle Epoque.
Le corse che venivano disputate, pur non eguagliando per spessore tecnico quelle disputate a Milano, venivano particolarmente seguite nel corso degli anni venti e degli anni trenta dall'aristocrazia e dall'alta borghesia, che vedevano in questo sport un piacevole passatempo mondano.
Fra gli anni trenta e gli anni quaranta, il regista Luchino Visconti fu su queste piste fantino dilettante, oltre che allenatore e allevatore.
Il 1976 fu l'anno della chiusura, e l'ultima corsa disputata fu il Grande Cross Country di Monza.
Nel 1990 un incendio distrusse ciò che rimaneva delle tribune in legno, che vennero in seguito demolite insieme alle stalle.
Collocato fra la villa Mirabello e la villa Mirabellino, l'ippodromo si inseriva in un delicato equilibrio paesaggistico, già fortemente compromesso nel 1922 con la realizzazione dell'autodromo. Il forte impatto ambientale che quest'ultimo aveva prodotto, aveva portato all'introduzione di norme altamente restrittive sulle nuove edificazioni all'interno del parco, volte a garantire una maggiore attenzione per il paesaggio e per il patrimonio arboreo preesistente. Rispetto alle polemiche che avevano accompagnato la realizzazione dell'autodromo, nel 1922, l'intervento che vide la realizzazione dell'ippodromo venne infatti giudicato più piacevole e compatibile col contesto in cui si inseriva. Il giudizio molto probabilmente derivava anche dal relativo impatto che questo poteva avere sul sistema complessivo del parco, all'interno del quale si affacciava con architetture comunque eleganti e "leggere" (visto l'uso del legno).
In realtà l'inserimento dell'ippodromo in quello che da molti era considerato il vero e proprio cuore del parco, stravolse completamente il delicato equilibrio paesaggistico caratterizzato dalle diverse quote fra il Mirabello, il Mirabellino e le sponde del Lambro e dallo storico cannocchiale prospettico del viale dei Carpini. Quest'ultimo, che univa il Mirabello al Mirabellino, forse proprio per la maggiore attenzione al paesaggio e al parco che fu riservata nella costruzione dell'ippodromo, era stato in un primo momento risparmiato, mantenendosi quasi intatto all'interno del primo progetto. Tuttavia i problemi di visibilità che costituiva per le tribune, ne comportarono ugualmente la distruzione.
Malgrado la decennale chiusura degli impianti, il suo ripristino avvenne solamente negli ultimi anni.
Purtroppo questo ripristino ha danneggiato e tolto le tantissime siepi e i classici alberelli spinosi delle more che delimitavano le piste, siti ideali per la vita di tanti uccelli e in particolare del biacco ( del tipo di quello ucciso da Calderoli ). E' un serpente assolutamente innocuo e fifone, frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati, sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi.
La sua colorazione è dominata nelle parti superiori dal nero, il ventre è di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature di color giallo formanti un reticolo irregolare che, a partire dal basso ventre e fino all'estremità caudale assume l'aspetto di un fascio di linee longitudinali giallo-verdastre (circa venti).
In media gli adulti raggiungono i 120–130 cm; eccezionalmente può arrivare a 2 m.
Sono rimasti solo pochissimi esemplari.
Il sottoscritto, alcune settimane addietro ne ha incontrato uno che gli attraversava il sentiero vicino al Lambro e le dimensioni non erano indifferenti: cm. 140 circa.
Il centro di questo immenso prato è un magnifico belvedere.
Si presentano nella loro belezza e prestanza le seguenti montagne che fanno da cornice.
I corni di Canzo – le Grigne – il Resegone e tutta la Valcava .
A fine autunno e d'inverno, con gli alberi spogli si vedono anche le Prealpi del comasco e quelle bergamasche in particolare il Monte Arera.
Proseguo fino a raggiungere il Ponte delle Catene per immettermi nei pratoni della Facoltà di Agraria.
Alcune osservazioni.
I pratoni negli anni 50 venivano utlilzzati dalla dalla facoltà di Agraria dell' Università di Milano per attività botaniche, poi dismesso.
l'Università di Milano, ha reso possibile l'accesso al pubblico dell'intera area.
Un' altra cosa importante ma fortemente negativa per la solita maleducazione nostrana.
Questi prati e altri del parco di Monza erano terra di conquista per parecchie coppie di lepri.
Purtroppo spesso, direi sempre, si era spettatori di assurdità continue.
I cani , la maggior parte lasciati liberi e senza guinzaglio , anche se nel Parco di Monza è d'obbligo, inseguivano con estrema violenza le lepri.
Confermo che per fortuna e per la loro abilità e velocità la vittoria era sempre ad appannaggio delle lepri che riuscivano a sfuggire all'assalto.
Queste situazioni e altre. ma meno determinanti, hanno creato un pesantissimo stress a questi animali.
Attualmente ne sono rimasti pochissimi anzi sono quasi completamente spariti.
Complimenti sempre alla nostra intelligenza e ..chi se ne frega io faccio quel cavolo che voglio.
Primo simpatico incontro con la Cascina Isolina
Anno acquisizione da parte dell'Università: 1919.
Uso attuale: disabitata e in stato precario.
La Cascina Pariana (conosciuta anche come Cascina Isolina) è una delle architetture che si trovano all'interno del Parco di Monza.
Il particolare edificio, che sorge a sud di viale Cavriga, presenta un'originale pianta esagonale, con struttura portante puntiforme e muri di tamponamento in laterizi, per quanto intonacati. La copertura del tetto è a sei falde, collegate in coppi.
E è sormontato da un particolare tempietto
L'edificio, nato come fienile, sorgeva dove già nel 1827 veniva segnalata una costruzione omonima, demolita nel 1833, per realizzare un portico con sovrastante fienile per il pascolo dei daini. Venne in seguito convertita ad abitazione; giace tuttora abbandonata, pur mantenendo un mediocre stato di conservazione.
E' ubicata all'interno dell'area che era in uso alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano.
Al piano terreno si può notare un grande arco, forse un tempo occupante tutto il piano, attualmente utilizzato come deposito per gli attrezzi da lavoro. In ogni lato del piano superiore appare una grande finestra che da luce agli interni ben ristrutturati.
Attorno alla cascina nei prati e boschi è facile trovare coppie di fagiani.
Mi fermo .
Proseguo il mio percorso per ammirare e e far conoscere alcune caratteristiche del parco attualmente ripristinate.
Il concetto era di dare molta visibilità e spazialità alle aree .
Per questo motivo venivano create ampie rotonde con vie di fuga o cannocchiali prospettici a 360 gradi .
Bellissimo quello che voglio mostrare con questa serie di fotografie.
Ci sono ben 8 vie di fuga o cannocchiali.
Sono rimasto impressionato.
E questa è uno dei più fantastici cannocchiali che il sottoscritto chiama cattedrale.
I tigli diventano come delle guglie di antiche cattedrali gotiche che si alzano al cielo.
E' una vera meraviglia.
Ogni vonta che passo sotto questa galleria rimango sempre incantato.
Per chi fosse interessato, si trova vicino all'entrata principale di Villasanta sulla sinistra seguendo il sentiero largo e invitante.
Arrivo alla porta di Villasanta.
Giustamente è stato installato uno dei defibrillatori , che recentemente sono stati inseriti nel Parco di Monza.
Fine prima puntata.
Segue nella prossima pagina a breve.
Buona serata.
Secondo racconto per focalizzare la bellezza del Parco di Monza.
Essendo un pantofolaio , sfrutto l'occasione che ogni lunedì e giovedì di ogni singola settimana all'anno il sottoscritto compie le sue belle camminate nelle ore pomeridiane all'interno di queste due meravigliose strutture che abbiamo nella nostra realtà.
Oggi è il pomeriggio del giorno 22 settembre 2014 ore 13. 45 minuti.
Inizio della camminata in senso antiorario con tanto di contapassi perfetto nella misurazione dei Km .
Totale passi fatti 22.934 con corrispettivi Km. 18 e 495 metri.
Ritorno : ore 17.30
Percorso tutto in piano.
Entrata: cancelletto zona Vedano Al Lambro – Viale Cesare Battisti.
Uscita: porta centrale Vedano Al Lambro
Inizio il cammino nello stesso percorso della prima camminata fino al Ponte delle Catene.
Direzione Villasanta - San Giorgio – Vedano Al Lambro
Inizio del percorso all' interno del Ex Ippodromo.
Venne inaugurato nel 1924, il progetto era dell'architetto Paolo Vietti Violi, che aveva anche diretto i lavori di costruzione, durati due anni. Disponeva di due piste da corsa (lunghe l'una 1.800 metri, l'altra 2.200) e di due tribune da 1.500 posti, anch'esse progettate da Vietti Violi in uno stile Liberty informale ma estremamente elegante. Furono realizzate in legno, sul modello degli ippodromi tipici della Belle Epoque.
Le corse che venivano disputate, pur non eguagliando per spessore tecnico quelle disputate a Milano, venivano particolarmente seguite nel corso degli anni venti e degli anni trenta dall'aristocrazia e dall'alta borghesia, che vedevano in questo sport un piacevole passatempo mondano.
Fra gli anni trenta e gli anni quaranta, il regista Luchino Visconti fu su queste piste fantino dilettante, oltre che allenatore e allevatore.
Il 1976 fu l'anno della chiusura, e l'ultima corsa disputata fu il Grande Cross Country di Monza.
Nel 1990 un incendio distrusse ciò che rimaneva delle tribune in legno, che vennero in seguito demolite insieme alle stalle.
Collocato fra la villa Mirabello e la villa Mirabellino, l'ippodromo si inseriva in un delicato equilibrio paesaggistico, già fortemente compromesso nel 1922 con la realizzazione dell'autodromo. Il forte impatto ambientale che quest'ultimo aveva prodotto, aveva portato all'introduzione di norme altamente restrittive sulle nuove edificazioni all'interno del parco, volte a garantire una maggiore attenzione per il paesaggio e per il patrimonio arboreo preesistente. Rispetto alle polemiche che avevano accompagnato la realizzazione dell'autodromo, nel 1922, l'intervento che vide la realizzazione dell'ippodromo venne infatti giudicato più piacevole e compatibile col contesto in cui si inseriva. Il giudizio molto probabilmente derivava anche dal relativo impatto che questo poteva avere sul sistema complessivo del parco, all'interno del quale si affacciava con architetture comunque eleganti e "leggere" (visto l'uso del legno).
In realtà l'inserimento dell'ippodromo in quello che da molti era considerato il vero e proprio cuore del parco, stravolse completamente il delicato equilibrio paesaggistico caratterizzato dalle diverse quote fra il Mirabello, il Mirabellino e le sponde del Lambro e dallo storico cannocchiale prospettico del viale dei Carpini. Quest'ultimo, che univa il Mirabello al Mirabellino, forse proprio per la maggiore attenzione al paesaggio e al parco che fu riservata nella costruzione dell'ippodromo, era stato in un primo momento risparmiato, mantenendosi quasi intatto all'interno del primo progetto. Tuttavia i problemi di visibilità che costituiva per le tribune, ne comportarono ugualmente la distruzione.
Malgrado la decennale chiusura degli impianti, il suo ripristino avvenne solamente negli ultimi anni.
Purtroppo questo ripristino ha danneggiato e tolto le tantissime siepi e i classici alberelli spinosi delle more che delimitavano le piste, siti ideali per la vita di tanti uccelli e in particolare del biacco ( del tipo di quello ucciso da Calderoli ). E' un serpente assolutamente innocuo e fifone, frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati, sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi.
La sua colorazione è dominata nelle parti superiori dal nero, il ventre è di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature di color giallo formanti un reticolo irregolare che, a partire dal basso ventre e fino all'estremità caudale assume l'aspetto di un fascio di linee longitudinali giallo-verdastre (circa venti).
In media gli adulti raggiungono i 120–130 cm; eccezionalmente può arrivare a 2 m.
Sono rimasti solo pochissimi esemplari.
Il sottoscritto, alcune settimane addietro ne ha incontrato uno che gli attraversava il sentiero vicino al Lambro e le dimensioni non erano indifferenti: cm. 140 circa.



Il centro di questo immenso prato è un magnifico belvedere.
Si presentano nella loro belezza e prestanza le seguenti montagne che fanno da cornice.
I corni di Canzo – le Grigne – il Resegone e tutta la Valcava .
A fine autunno e d'inverno, con gli alberi spogli si vedono anche le Prealpi del comasco e quelle bergamasche in particolare il Monte Arera.







Proseguo fino a raggiungere il Ponte delle Catene per immettermi nei pratoni della Facoltà di Agraria.
Alcune osservazioni.
I pratoni negli anni 50 venivano utlilzzati dalla dalla facoltà di Agraria dell' Università di Milano per attività botaniche, poi dismesso.
l'Università di Milano, ha reso possibile l'accesso al pubblico dell'intera area.
Un' altra cosa importante ma fortemente negativa per la solita maleducazione nostrana.
Questi prati e altri del parco di Monza erano terra di conquista per parecchie coppie di lepri.
Purtroppo spesso, direi sempre, si era spettatori di assurdità continue.
I cani , la maggior parte lasciati liberi e senza guinzaglio , anche se nel Parco di Monza è d'obbligo, inseguivano con estrema violenza le lepri.
Confermo che per fortuna e per la loro abilità e velocità la vittoria era sempre ad appannaggio delle lepri che riuscivano a sfuggire all'assalto.
Queste situazioni e altre. ma meno determinanti, hanno creato un pesantissimo stress a questi animali.
Attualmente ne sono rimasti pochissimi anzi sono quasi completamente spariti.
Complimenti sempre alla nostra intelligenza e ..chi se ne frega io faccio quel cavolo che voglio.





Primo simpatico incontro con la Cascina Isolina
Anno acquisizione da parte dell'Università: 1919.
Uso attuale: disabitata e in stato precario.
La Cascina Pariana (conosciuta anche come Cascina Isolina) è una delle architetture che si trovano all'interno del Parco di Monza.
Il particolare edificio, che sorge a sud di viale Cavriga, presenta un'originale pianta esagonale, con struttura portante puntiforme e muri di tamponamento in laterizi, per quanto intonacati. La copertura del tetto è a sei falde, collegate in coppi.
E è sormontato da un particolare tempietto
L'edificio, nato come fienile, sorgeva dove già nel 1827 veniva segnalata una costruzione omonima, demolita nel 1833, per realizzare un portico con sovrastante fienile per il pascolo dei daini. Venne in seguito convertita ad abitazione; giace tuttora abbandonata, pur mantenendo un mediocre stato di conservazione.
E' ubicata all'interno dell'area che era in uso alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano.
Al piano terreno si può notare un grande arco, forse un tempo occupante tutto il piano, attualmente utilizzato come deposito per gli attrezzi da lavoro. In ogni lato del piano superiore appare una grande finestra che da luce agli interni ben ristrutturati.
Attorno alla cascina nei prati e boschi è facile trovare coppie di fagiani.
Mi fermo .




Proseguo il mio percorso per ammirare e e far conoscere alcune caratteristiche del parco attualmente ripristinate.
Il concetto era di dare molta visibilità e spazialità alle aree .
Per questo motivo venivano create ampie rotonde con vie di fuga o cannocchiali prospettici a 360 gradi .
Bellissimo quello che voglio mostrare con questa serie di fotografie.
Ci sono ben 8 vie di fuga o cannocchiali.
Sono rimasto impressionato.








E questa è uno dei più fantastici cannocchiali che il sottoscritto chiama cattedrale.
I tigli diventano come delle guglie di antiche cattedrali gotiche che si alzano al cielo.
E' una vera meraviglia.
Ogni vonta che passo sotto questa galleria rimango sempre incantato.
Per chi fosse interessato, si trova vicino all'entrata principale di Villasanta sulla sinistra seguendo il sentiero largo e invitante.









Arrivo alla porta di Villasanta.
Giustamente è stato installato uno dei defibrillatori , che recentemente sono stati inseriti nel Parco di Monza.


Fine prima puntata.
Segue nella prossima pagina a breve.
Buona serata.