- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: 3 ottobre 2019
Partenza/arrivo: Parcheggio sulla SS17 di Campo Imperatore (vicino bivio di Santo Stefano Di Sessanio).
Quota massima: 1927mt di Cima di Monte Bolza.
Dislivello: 352mt di cui circa 300 mt nell’ultimo km e mezzo. Km percorsi: 5,37.
Grado di difficoltà: non saprei… ma con il meteo verificatosi, più ritorno semibuio…credo EE.
Difficoltà incontrate: il primo freddo in tenuta invernale a cui abituarsi, in percorso esposto e ripido nel tratto finale qualche raffica di vento sostenuto con pioggia mista neve, rocce molto scivolose in discesa da evitare, inoltre la difficoltà nel credere che, anche questa volta, abbiamo scovato una quasi oasi in mezzo alle tormente e nebbie tutt’attorno.
Tempi di percorrenza: andata con calma raccogliendo prataioli, e ritorno al galoppo verso il buio di Campo Imperatore…circa tre ore in giro.
Descrizione:
Il tempo e le ore di luce autunnali spesso precludono le uscite pomeridiane, soprattutto oggi. Io e il buon Ciccio, invece, ci siamo scritti vari bollettini e aggiornamenti meteo dalle 10 di stamattina, da quando ho manifestato la voglia di una scarpinata in qualsiasi caso, anche meglio se piove un po’ che sperimento il guscio appena comprato della Patagonia. A quanto pare ci sono delle possibili e parziali schiarite dopo le 17, tutto sta nello scegliere catena e versante giusto in base al meteo orario dei vari comuni e, non meno importante, dare un occhio da casa alle tre catene (contando i “Gemelli”) e le evoluzioni di nuvole e venti durante la mattinata. La sintesi ci porta in quel di Campo Imperatore intenzionati a vedere il tramonto da Monte Aquila o lo Scindarella, ma anche oggi il nostro destino per fare queste cime insieme non andrà a compimento.
Al piazzale ci siamo solo noi, la neve che cade pesante spinta dal vento e qualche mucca che si ripara sotto le balconate di ex Albergo quasi fantasma. Salta pure il caffè perché anche L’Ostello dello Zio è chiuso. Proviamo a scendere dall’auto per cambiarci ma dopo qualche secondo siamo già zuppi, gelati, più indecisi di prima e Linda ha pure le orecchie basse, per cui rimontiamo lesti sui sedili caldi del pandino. Da queste parti la Montagna dice chiaramente che è chiuso. Mettiamo in moto e ci abbassiamo di quota puntando una zona semi aperta al centro dell’altopiano, dove svettano il Monte Bolza e Cima di Monte Bolza. Parcheggiamo sulla strada vicino alla nuova Meta, ci incamminiamo tra animali al pascolo e fioriture di profumatissimi funghi Prataioli. Tiro fuori la mia retina e ne raccolgo quel che basta per un abbondante risotto. Indichiamo subito un attacco possibile per la cima e mi separo dal socio per continuare ancora qualche giretto sui “cerchi delle streghe” e per odorare qualche altro Torino (nome volgare e locale di un tipo di prataiolo che cresce sui prati in chiazze semicircolari più scure di erba, dette appunto cerchi delle streghe). Tra “le Streghe” il tempo pare chiudersi tutto intorno e le luci si fanno spettrali. Piove granita e qualche raffica di vento spinge in alto dei rivoli sul vetro della maschera da sci che indosso. Il vento ulula e la bruma inghiotte ogni orizzonte, manca solo che passa una vecchia a cavallo di una scopa. La situazione si fa meno allegra nella difficoltà, quando una saltellane Zoe mi raggiunge festosa e felice di rivedermi dopo appena 5 minuti. Linda la accoglie ancora più esuberante e ricominciano le corse e i giochi di cui non si stancano mai le due pelose. Vederle incoraggia, sono felici entrambe e Linda pare ringiovanire quando sta con la sua compagna di giochi preferita, si vogliono così bene che quando si stancano continuano comunque a mordicchiarsi affettuose.
L’andare a zonzo, seppur non proprio a spasso in atmosfere grigie, finisce presto, appare impegnativa la bella rampa che troviamo di fronte: ci aspettano circa 350 metri di dislivello in un chilometro e mezzo scarso. Una piccola sosta per togliersi uno strato di vestiti sotto il debuttante guscio e parto scattante perché molto infastidito dal misto pioggia e ghiaccio che Eolo mi sputa in faccia. Negli ultimi 50 metri servono anche le mani per aiutare qualche passo su roccette, per cui lascio il mio bastone e mi giro per aspettare il socio, per indossare i guanti e ammirare le aperture che cominciano finalmente a colorare la nostra “mini escursione”. Il sole del tramonto trafigge con spade di luce i cumulonembi, essi sanguinano così tanto da spruzzare di rosso l’intero ovest e le chiome dei Monti Reatini appena sotto. Alzo la maschera temendo di esagerare la mia visione attuale, e magari anche per un contentino alla poca Ratio che mi rimane. Fuori dalle lenti arancio invece è tutto surrealmente vero, la ragione torna a farsi un pisolino e la fantasia può girare libera anche oggi.
La vetta ci accoglie con i “fuochi d’artificio”, con il sole che fa luce attorno a noi, siamo illuminati come puntati da un faro su un palcoscenico rosso fuoco. Fa freddo ma riesco ad armeggiare con il fornello per fare un the caldo senza congelare le dita nude e rosse… a tema. Pronto il the mi imbacucco di piumini e mi godo il tramonto su questo privilegiato balcone di Campo Imperatore. Nebbie dal basso e nuvole grigie dall’alto ci accerchiano in tutte le “quattro” le dimensioni, come al solito siamo nell’unica oasi di chiaro del circondario, anche la Rocca di Calascio fa capolino tra la bruma come noi altri. Lo spettacolo invita a farci casa su questa cima ma il cerchio di caligine si stringe e la notte sarà più buia del solito a Campo Imperatore oggi.
A malincuore iniziamo la discesa, luci e ombre si azzuffano violente mentre il vento soffia forte che ne scompiglia le forme sia a terra che in aria. L’orizzonte, così frastagliato di monti lontani, innalza pinnacoli di nembi, gli ultimi raggi del sole sferrano i colpi migliori e anche la terra diventa arancio. Vedo il socio più in basso scendere agile tra rocce color fuoco e pianure color rubino, scatto una foto e ascolto immobile il vento ancora per un minuto. Guardo Calascio Ci sono dei momenti così eccezionali tra queste montagne che cerco di imprimermi nelle coronarie come un marchio a fuoco, a volte basta un attimo di immobilità e contemplazione, oggi qualche attimo di più perché gli orizzonti si fanno infiniti in questo altopiano e gli occhi vogliono il loro tempo per inquadrare il più possibile.
Camminiamo già in piano quando il buio ci investe così velocemente da rendere necessario il GPS di Francesco, il quale si rivela sempre un compagno di avventure affidabile, con cui improvvisare o cambiare programmi ci ripaga sempre con momenti dalla bellezza senza limiti come le nostre montagne. Un cialtrone con cui andare a caccia di albe o tramonti è sempre una magnifica avventura.
Buona montagna a tutti.
Partenza/arrivo: Parcheggio sulla SS17 di Campo Imperatore (vicino bivio di Santo Stefano Di Sessanio).
Quota massima: 1927mt di Cima di Monte Bolza.
Dislivello: 352mt di cui circa 300 mt nell’ultimo km e mezzo. Km percorsi: 5,37.
Grado di difficoltà: non saprei… ma con il meteo verificatosi, più ritorno semibuio…credo EE.
Difficoltà incontrate: il primo freddo in tenuta invernale a cui abituarsi, in percorso esposto e ripido nel tratto finale qualche raffica di vento sostenuto con pioggia mista neve, rocce molto scivolose in discesa da evitare, inoltre la difficoltà nel credere che, anche questa volta, abbiamo scovato una quasi oasi in mezzo alle tormente e nebbie tutt’attorno.
Tempi di percorrenza: andata con calma raccogliendo prataioli, e ritorno al galoppo verso il buio di Campo Imperatore…circa tre ore in giro.
Descrizione:
Il tempo e le ore di luce autunnali spesso precludono le uscite pomeridiane, soprattutto oggi. Io e il buon Ciccio, invece, ci siamo scritti vari bollettini e aggiornamenti meteo dalle 10 di stamattina, da quando ho manifestato la voglia di una scarpinata in qualsiasi caso, anche meglio se piove un po’ che sperimento il guscio appena comprato della Patagonia. A quanto pare ci sono delle possibili e parziali schiarite dopo le 17, tutto sta nello scegliere catena e versante giusto in base al meteo orario dei vari comuni e, non meno importante, dare un occhio da casa alle tre catene (contando i “Gemelli”) e le evoluzioni di nuvole e venti durante la mattinata. La sintesi ci porta in quel di Campo Imperatore intenzionati a vedere il tramonto da Monte Aquila o lo Scindarella, ma anche oggi il nostro destino per fare queste cime insieme non andrà a compimento.
Al piazzale ci siamo solo noi, la neve che cade pesante spinta dal vento e qualche mucca che si ripara sotto le balconate di ex Albergo quasi fantasma. Salta pure il caffè perché anche L’Ostello dello Zio è chiuso. Proviamo a scendere dall’auto per cambiarci ma dopo qualche secondo siamo già zuppi, gelati, più indecisi di prima e Linda ha pure le orecchie basse, per cui rimontiamo lesti sui sedili caldi del pandino. Da queste parti la Montagna dice chiaramente che è chiuso. Mettiamo in moto e ci abbassiamo di quota puntando una zona semi aperta al centro dell’altopiano, dove svettano il Monte Bolza e Cima di Monte Bolza. Parcheggiamo sulla strada vicino alla nuova Meta, ci incamminiamo tra animali al pascolo e fioriture di profumatissimi funghi Prataioli. Tiro fuori la mia retina e ne raccolgo quel che basta per un abbondante risotto. Indichiamo subito un attacco possibile per la cima e mi separo dal socio per continuare ancora qualche giretto sui “cerchi delle streghe” e per odorare qualche altro Torino (nome volgare e locale di un tipo di prataiolo che cresce sui prati in chiazze semicircolari più scure di erba, dette appunto cerchi delle streghe). Tra “le Streghe” il tempo pare chiudersi tutto intorno e le luci si fanno spettrali. Piove granita e qualche raffica di vento spinge in alto dei rivoli sul vetro della maschera da sci che indosso. Il vento ulula e la bruma inghiotte ogni orizzonte, manca solo che passa una vecchia a cavallo di una scopa. La situazione si fa meno allegra nella difficoltà, quando una saltellane Zoe mi raggiunge festosa e felice di rivedermi dopo appena 5 minuti. Linda la accoglie ancora più esuberante e ricominciano le corse e i giochi di cui non si stancano mai le due pelose. Vederle incoraggia, sono felici entrambe e Linda pare ringiovanire quando sta con la sua compagna di giochi preferita, si vogliono così bene che quando si stancano continuano comunque a mordicchiarsi affettuose.
L’andare a zonzo, seppur non proprio a spasso in atmosfere grigie, finisce presto, appare impegnativa la bella rampa che troviamo di fronte: ci aspettano circa 350 metri di dislivello in un chilometro e mezzo scarso. Una piccola sosta per togliersi uno strato di vestiti sotto il debuttante guscio e parto scattante perché molto infastidito dal misto pioggia e ghiaccio che Eolo mi sputa in faccia. Negli ultimi 50 metri servono anche le mani per aiutare qualche passo su roccette, per cui lascio il mio bastone e mi giro per aspettare il socio, per indossare i guanti e ammirare le aperture che cominciano finalmente a colorare la nostra “mini escursione”. Il sole del tramonto trafigge con spade di luce i cumulonembi, essi sanguinano così tanto da spruzzare di rosso l’intero ovest e le chiome dei Monti Reatini appena sotto. Alzo la maschera temendo di esagerare la mia visione attuale, e magari anche per un contentino alla poca Ratio che mi rimane. Fuori dalle lenti arancio invece è tutto surrealmente vero, la ragione torna a farsi un pisolino e la fantasia può girare libera anche oggi.
La vetta ci accoglie con i “fuochi d’artificio”, con il sole che fa luce attorno a noi, siamo illuminati come puntati da un faro su un palcoscenico rosso fuoco. Fa freddo ma riesco ad armeggiare con il fornello per fare un the caldo senza congelare le dita nude e rosse… a tema. Pronto il the mi imbacucco di piumini e mi godo il tramonto su questo privilegiato balcone di Campo Imperatore. Nebbie dal basso e nuvole grigie dall’alto ci accerchiano in tutte le “quattro” le dimensioni, come al solito siamo nell’unica oasi di chiaro del circondario, anche la Rocca di Calascio fa capolino tra la bruma come noi altri. Lo spettacolo invita a farci casa su questa cima ma il cerchio di caligine si stringe e la notte sarà più buia del solito a Campo Imperatore oggi.
A malincuore iniziamo la discesa, luci e ombre si azzuffano violente mentre il vento soffia forte che ne scompiglia le forme sia a terra che in aria. L’orizzonte, così frastagliato di monti lontani, innalza pinnacoli di nembi, gli ultimi raggi del sole sferrano i colpi migliori e anche la terra diventa arancio. Vedo il socio più in basso scendere agile tra rocce color fuoco e pianure color rubino, scatto una foto e ascolto immobile il vento ancora per un minuto. Guardo Calascio Ci sono dei momenti così eccezionali tra queste montagne che cerco di imprimermi nelle coronarie come un marchio a fuoco, a volte basta un attimo di immobilità e contemplazione, oggi qualche attimo di più perché gli orizzonti si fanno infiniti in questo altopiano e gli occhi vogliono il loro tempo per inquadrare il più possibile.
Camminiamo già in piano quando il buio ci investe così velocemente da rendere necessario il GPS di Francesco, il quale si rivela sempre un compagno di avventure affidabile, con cui improvvisare o cambiare programmi ci ripaga sempre con momenti dalla bellezza senza limiti come le nostre montagne. Un cialtrone con cui andare a caccia di albe o tramonti è sempre una magnifica avventura.
Buona montagna a tutti.
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