Esperienza fantastica e decisamente motivante. Il viaggio di fatto non era nulla di straordinario, 4 giorni in solitaria, 500 km, molta montagna. Potrebbe essere molto o pochissimo se lo paragoniamo a chi si fa il giro del mondo, 3000-4000-5000 km in territori desolati. Ma ad ogni modo, credo che l’avventura sia qualunque cosa provochi forti emozioni, quindi potrebbe essere pure un pomeriggio tra gli alberi del parco di Monza, se le circostanze ti hanno portato ad essere una persona legata da mille impegni e soffocato dalle responsabilità. Assaporare la libertà, per fortuna, ha ancora un significato molto relativo ed ognuno se lo deve costruire della sua dimensione personale.
Io me lo sono costruito così. Dovevo evadere per qualche giorno da una vita che negli ultimi mesi mi ha procurato molto dolore e molta tensione. Avevo voglia di pensare, per qualche giorno, solo a me stesso, inebriandomi fino alla sazietà di una cosa che mi piace proprio fare, andare in bicicletta. Sono partito non essendo sicuro di potercela fare, poco allenamento e mille variabili, ma con molta voglia e molta eccitazione. Ho avuto qualche difficoltà, qualche breve momento di sconforto, ma tirando le somme molte soddisfazioni, molti momenti di riflessione e molti momenti di pace e serenità. La strada che ho percorso l’ho sudata, osservata, respirata, ascoltata. Insomma, è stato fantastico.
Fatta questa doverosa promessa parto con un breve racconto.
Sabato 3 Agosto. Lissone-Lecco-Colico-Morbegno-Sondrio-Trasenda-Aprica
La partenza è avvenuta alle ore 6.00. giornata molto bella e tempo promettente per i successivi giorni, bolla di calore al Nord Italia, quindi poca preoccupazione per la pioggia. Sopporto il caldo, soffro un po’ la pioggia soprattutto la soffrirei in un viaggio del genere. Quindi tutto bene.
La prima tappa prevedeva l’arrivo a Ponte di Legno. Sulla carta 180 km, calcoli poi rilevati errati. Ad ogni modo la lunghezza della tappa mi costringe ad essere rigido e calcolatore almeno fino a Sondrio. Così mi metto in marcia tenendo d’occhio la media oraria che non deve mai scendere sotto i 20km/h. Arrivare a Lecco è una attimo, ma vengo sorpreso da un forte vento mattutino e prima di entrare in città devo pedalare con aria in faccia. La situazione migliora dopo il centro e dopo le prime gallerie. La strada lungo lago offre diversi scorci interessanti, la mia pedalata è buona e un sacco di ciclisti mi fanno compagnia per brevi tratti scambiando due parole. A Colico sono fresco e pedalo molto bene. Purtroppo però l’ora si fa calda e alcuni lavori stradali rendono l’avvicinamento a Morbegno molto complicato. Il caldo viene amplificato da un traffico incredibile in corrispondenza del centro di Morbegno. Uscito dalla città sono cotto. Il contakm segna circa 100 km e mi devo fermare a mangiare e a rinfrescarmi. Trovo un oratorio con una bella fontana e una panchina all’ombra e mangio qualcosa, rinfrescandomi alla fontana. Dopo un oretta, nella quale attacco bottone con i passanti per dare un senso alla giornata, riparto. Decido di abbandonare l’idea del sentiero Valtellina. Troppe soste forzate, gincane, dentro e fuori destra e sinistra… ok, bello ma non ho voglia di pensare troppo alla strada, che conosco a memoria lungo la statale avendo da sempre una casa a Teglio. Quindi imbocco la strada principale e pedalo mantenendo i 24-25 di media. Fortunatamente nessun rischio e arrivo a Sondrio, dove mi fermo ad un bar per una cocacola e un po’ di refrigerio. Fa veramente caldo. Riparto e arrivo a Tresenda, dove mi aspetta il primo “mostro”, la salita che porta all’Aprica. Il contakm segna 140 km esatti. La salita per l’Aprica mi ammazza. La sua conformazione è crudele, 16 km, solo 3 tornati. Un rettilineo iniziale lunghissimo, macchine e moto che ti passano a fianco rombando, nessuna area di sosta, piazzola, panchina panoramica. Solo una striscia di asfalto al sole in perenne salita. Al primo tornante arrivo con molta fatica, proseguo ma a 4 km dalla fine della salita cedo. Non riesco più a pedalare. Ho dolore forte alla schiena, alle braccia, ma soprattutto alla ginocchia. Perciò.. scendo dalla bici e spingo. Ebbene si.. la vergogna di ogni ciclista. Ma la bici pesa 25 kg, i km sono già 150, comincio ad essere molto sconfortato. Con pazienza e un passo alla volta arrivo all’Aprica. Decido di fermarmi al primo campeggio che per fortuna si trova sulla strada appena usciti dal paese. Il proprietario molto gentilmente mi offre una piazzola sull’erba comoda, con un paio di chalet non occupati che mi permettono di utilizzare la loro veranda come ripiano per mangiare e stendere le cose, otre che per tenere ferma la bici per le operazioni di scarico e carico. Inoltre mi suggerisce di cenare nel ristorante del campeggio, “tutta roba loro” dice. Quindi, dopo una doccia ed essermi cambiato lascio perdere l’dea del cibo liofilizzato e mi siedo al ristorante a mangiare tagliatelle di farina di castagna al ragù di lepre e bresaola, una birretta e una torta di mele. Quindi un po’ dolorante mi dirigo alla mia tendina, entro, mi stendo.. e spengo l’interruttore del mio fisico. Dormo.
Io me lo sono costruito così. Dovevo evadere per qualche giorno da una vita che negli ultimi mesi mi ha procurato molto dolore e molta tensione. Avevo voglia di pensare, per qualche giorno, solo a me stesso, inebriandomi fino alla sazietà di una cosa che mi piace proprio fare, andare in bicicletta. Sono partito non essendo sicuro di potercela fare, poco allenamento e mille variabili, ma con molta voglia e molta eccitazione. Ho avuto qualche difficoltà, qualche breve momento di sconforto, ma tirando le somme molte soddisfazioni, molti momenti di riflessione e molti momenti di pace e serenità. La strada che ho percorso l’ho sudata, osservata, respirata, ascoltata. Insomma, è stato fantastico.
Fatta questa doverosa promessa parto con un breve racconto.
Sabato 3 Agosto. Lissone-Lecco-Colico-Morbegno-Sondrio-Trasenda-Aprica
La partenza è avvenuta alle ore 6.00. giornata molto bella e tempo promettente per i successivi giorni, bolla di calore al Nord Italia, quindi poca preoccupazione per la pioggia. Sopporto il caldo, soffro un po’ la pioggia soprattutto la soffrirei in un viaggio del genere. Quindi tutto bene.
La prima tappa prevedeva l’arrivo a Ponte di Legno. Sulla carta 180 km, calcoli poi rilevati errati. Ad ogni modo la lunghezza della tappa mi costringe ad essere rigido e calcolatore almeno fino a Sondrio. Così mi metto in marcia tenendo d’occhio la media oraria che non deve mai scendere sotto i 20km/h. Arrivare a Lecco è una attimo, ma vengo sorpreso da un forte vento mattutino e prima di entrare in città devo pedalare con aria in faccia. La situazione migliora dopo il centro e dopo le prime gallerie. La strada lungo lago offre diversi scorci interessanti, la mia pedalata è buona e un sacco di ciclisti mi fanno compagnia per brevi tratti scambiando due parole. A Colico sono fresco e pedalo molto bene. Purtroppo però l’ora si fa calda e alcuni lavori stradali rendono l’avvicinamento a Morbegno molto complicato. Il caldo viene amplificato da un traffico incredibile in corrispondenza del centro di Morbegno. Uscito dalla città sono cotto. Il contakm segna circa 100 km e mi devo fermare a mangiare e a rinfrescarmi. Trovo un oratorio con una bella fontana e una panchina all’ombra e mangio qualcosa, rinfrescandomi alla fontana. Dopo un oretta, nella quale attacco bottone con i passanti per dare un senso alla giornata, riparto. Decido di abbandonare l’idea del sentiero Valtellina. Troppe soste forzate, gincane, dentro e fuori destra e sinistra… ok, bello ma non ho voglia di pensare troppo alla strada, che conosco a memoria lungo la statale avendo da sempre una casa a Teglio. Quindi imbocco la strada principale e pedalo mantenendo i 24-25 di media. Fortunatamente nessun rischio e arrivo a Sondrio, dove mi fermo ad un bar per una cocacola e un po’ di refrigerio. Fa veramente caldo. Riparto e arrivo a Tresenda, dove mi aspetta il primo “mostro”, la salita che porta all’Aprica. Il contakm segna 140 km esatti. La salita per l’Aprica mi ammazza. La sua conformazione è crudele, 16 km, solo 3 tornati. Un rettilineo iniziale lunghissimo, macchine e moto che ti passano a fianco rombando, nessuna area di sosta, piazzola, panchina panoramica. Solo una striscia di asfalto al sole in perenne salita. Al primo tornante arrivo con molta fatica, proseguo ma a 4 km dalla fine della salita cedo. Non riesco più a pedalare. Ho dolore forte alla schiena, alle braccia, ma soprattutto alla ginocchia. Perciò.. scendo dalla bici e spingo. Ebbene si.. la vergogna di ogni ciclista. Ma la bici pesa 25 kg, i km sono già 150, comincio ad essere molto sconfortato. Con pazienza e un passo alla volta arrivo all’Aprica. Decido di fermarmi al primo campeggio che per fortuna si trova sulla strada appena usciti dal paese. Il proprietario molto gentilmente mi offre una piazzola sull’erba comoda, con un paio di chalet non occupati che mi permettono di utilizzare la loro veranda come ripiano per mangiare e stendere le cose, otre che per tenere ferma la bici per le operazioni di scarico e carico. Inoltre mi suggerisce di cenare nel ristorante del campeggio, “tutta roba loro” dice. Quindi, dopo una doccia ed essermi cambiato lascio perdere l’dea del cibo liofilizzato e mi siedo al ristorante a mangiare tagliatelle di farina di castagna al ragù di lepre e bresaola, una birretta e una torta di mele. Quindi un po’ dolorante mi dirigo alla mia tendina, entro, mi stendo.. e spengo l’interruttore del mio fisico. Dormo.