Come Mr. Crocodile Dundee alla festa 

Ok ...... e come fai a dire, a priori, che uno è travestito ?
Ciao, Gianluca
Ok ...... e come fai a dire, a priori, che uno è travestito ?
Ciao, Gianluca
No, diciamo che questa è la contraddizione che mi ha spinto a riflettere ma non è nell'equipaggiamento che vedo lo spirito di avventura ma, come oramai ripetuto allo sfinimento, nel percorso e nel modo di approcciarlo.Kamioka intendeva dire: vi travestite e attrezzate da avventurosi per fare una passeggiata di mezz'ora nel verde.
@ kamioka
ho capito quello che intendi, ma ogni qual volta esci da un sentiero battuto aumenti il rischio, per un fatto puramente statistico (dato che scegli percorsi con un numero di incognite maggiori, quindi hai maggiore probabilità anche soltanto di inciampare e romperti un arto)
l'avventura comporta sempre un maggiore rischio rispetto alle semplici passeggiate programmate su sentieri battuti, c'è poco da fare...
se così non fosse, snatureremmo il vero significato di questo termine, il cui senso può essere qualsiasi (proprio perchè soggettivo) ma il cui significato è uno solo: esperienza a discreto/alto rischio
Avventura è, per me, immergersi nella natura senza una meta, senza conoscere il percorso né tantomeno l'arrivo, in luoghi più o meno accessibili.
Scusa, ciò che è sconosciuto non è più rischioso di ciò che è conosciuto?
La treccani mi dice questo:
Rischio: 1. a. Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili (è quindi più tenue e meno certo che pericolo)
Ciao a tutti! (Kamioka, se poi non ho ben capito il tuo discorso correggimi pure)
Concettualmente è poi questo il succo anche se alla parola "appagata" la sostituirei con "più garantita" ma potrei dirti anche che è per lo stesso motivo per il quale uno si porta la gomma di scorta nella macchina, conosco gente che in vent'anni vuoi per fortuna, vuoi per capacità, vuoi per quello che vuoi non ne ha mai avuto bisogno e macinando chilometri su chilometri eppure, molto sinceramente, non mi sentirei sicuro se non l'avessi nel bagaglio (anche perchè sono convinto che SICURAMENTE sarebbe la volta buona che bucherei).
Poi ovviamente c'è un limite a tutto ..... anche a livello di garanzia che uno vuole e magari non ti porti la legna da casa per l'eventualità che non ne trovassi nel boscoma magari hai una scatoletta metallica dimenticata nello zaino da due anni che non mangia e non beve ..... stà lì e tu dici "se incontro un orso grizly sono sicuro di avere abbastanza carta igienica"
oppure "se un lupo mi ruba lo zaino con quello che ho in tasca mi posso costruire una villetta su un albero e ti senti felice".
Alla fine, ad alcuni, basta poco per sentire "felice"
Ciao, Gianluca
Posto come imprescindibile il piacere di stare genericamente all'aperto (compresi gli speleologi) il bello è di cimentarsi fisicamente e psicologicamente in situazioni più o meno difficili e venirne fuori.Vado in montagna per ricercare il contatto con la natura, non per cercare la sensazione di avventura, che poi, per me è semplicemente un termine per descrivere una situazione di rischio finita bene e raccontata.
Può essere più o meno rischioso, come dirlo se non li prova? e provarlo è avventura
Cosa ci spinge a comprarci kit e ammennicoli carini ma superflui,
ma non ne capisco l'utilità...
l'utilità...
Molto bella questa discussione.
Che poi, se ci pensi, ogni comportamento umano è rischioso.
Da bambini neanche impareremmo a camminare e a correre, ma la curiosità ci spinge e ci muove... cadi, ti sbucci, piangi, ti rialzi, cammini e corri di nuovo... scopri poi gli amici e gli attrezzi: la bici, i pattini, la fionda, la cerbottana...
sono i giocattoli che ti compri quando sei grande e, come per tutte le cose, c'è chi sa, chi esagera, chi fa finta.
Tu giustamente citi Zulo, che però bisogna vederlo da vicino per capire.
Per me è un grande ed ha veramente tutta la mia stima.
Ho avuto la fortuna di uscirci insieme una sola volta, tra l'altro in una passeggiata di estrema semplicità, eppure mi sono resa conto che lui vede un mondo dentro il quale io sono quasi totalmente cieca.
pura curiosità di quelli che sono i pensieri degli altri può bastare?
L'utilità della riflessione sullo spirito di avventura e quali che siano le sue caratteristiche non dovrebbe essere cosa poi così peregrina se Omero, tanto per citarne uno, ci ha costruito sopra, intorno e dentro il mito di Ulisse.
Personalmente credo che l'importante non sia attraverso quali azioni e con quali strumenti questo spirito si esprime, quanto essere consapevoli di avercelo, di trovare la maniera di assecondarlo utilizzando innanzi tutto ciò che siamo e poi anche ciò che ancora non siamo, che potremmo essere o che non saremo mai.
E forse questa parte a volte sembra perduta quando si enfatizza troppo il mezzo anziché lo scopo.